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    tiroide e paratiroidi






    LE PIU' DIFFUSE

    Sono sovrappeso e non riesco a dimagrire: sarà la tiroide

    Chi ha chili di troppo tende ad “incolpare” troppo spesso la tiroide.

    Certamente è vero che una funzione tiroidea ridotta (ipotiroidismo) tende a ridurre il metabolismo dell’organismo e a “bruciare” in modo meno efficiente le calorie; tuttavia, solo pazienti con ipotiroidismo grave in genere presentano un quadro di sovrappeso evidente, che peraltro non è dovuto solo ad aumento del grasso corporeo ma in parte è anche dovuto a ritenzione di liquidi (quindi spesso coesistono quadri edematosi), mentre nei casi di ipotiroidismo più lieve, che è la forma più frequente, il sovrappeso non è una caratteristica tipica. Nella maggior parte dei casi, la causa del sovrappeso nella popolazione generale non è dovuta alla presenza di ipotiroidismo e, per contro, non sempre i pazienti con ipotiroidismo presentano sovrappeso. In ogni caso, l’uso di farmaci a base di ormone tiroideo a scopo dimagrante non è indicato e presenta importanti rischi per la salute.


    Credit:  Emanuela Arvat - Professoressa di Endocrinologia, Università degli Studi di Torino


    I miei livelli di calcemia sono normali, quindi non ho problemi di osteoporosi e tanto meno di paratiroidi.

    LA VERITA': Il livello di calcemia non è un parametro per giudicare la presenza o meno dell’osteoporosi.

    Livelli normali di calcemia, infatti, possono coesistere sia con problemi di osteoporosi sia con problemi di disfunzioni delle paratiroidi. È bene specificare che la diagnosi dell’osteoporosi si basa sull’esame della densitometria ossea, insieme a un panel di esami biochimici specifici, mentre la diagnosi di disfunzioni paratiroidee si basa sia sui livelli di calcemia sia di paratormone sierico. 

    Credit:  Massimo Procopio, Dirigente Medico, SCDU Endocrinologia, Diabetologia e Malattie Metaboliche, Università degli Studi di Torino


    LE PIU' INVEROSIMILI

    Ho l’ipertiroidismo, non posso andare al mare

    Evitare le vacanze al mare per timore dell’effetto sulla tiroide dello iodio che si respira al mare, in particolare se è presente una situazione di ipertiroidismo, è errato, perché la quantità di iodio che si respira al mare non ha un impatto significativo sulla tiroide.

    E’ peraltro vero che l’acqua di mare contiene molto iodio, ma è stato stimato che per fare “il pieno” di iodio, in grado di danneggiare un soggetto affetto da ipertiroidismo, occorrerebbe bere circa 3 litri di acqua di mare, cioè affogare. l mare non va quindi bandito, ma vanno presi alcuni accorgimenti: evitare gli eccessi di caldo e sudorazione (già spesso presenti nei pazienti ipertiroidei), evitare l’esposizione diretta degli occhi alla luce solare in caso di orbitopatia da Morbo di Graves (una particolare forma di ipertiroidismo), utilizzando occhiali scuri con lenti protettive. Oltre allo iodio respirato al mare, neppure un’alimentazione che preveda il pesce di mare e i crostacei, spesso mangiati durante le vacanze marine, può influenzare l’insorgenza o l’andamento dell’ipertiroidismo, se assunti in quantità adeguate e non in eccesso.


    Credit:  Emanuela Arvat - Professoressa di Endocrinologia, Università degli Studi di Torino










    La salute delle ossa dipende da un corretto apporto di calcio e di vitamina D, mentre la funzione delle paratiroidi è del tutto irrilevante.

    Molti pazienti credono che l’assunzione di calcio e un adeguato apporto di vitamina D siano garanzia di una normale salute delle ossa, indipendentemente dalla funzione paratiroidea.

    Si tratta di una fake news: il ridotto apporto di calcio e l’insufficiente apporto di vitamina D, che spesso è tipico della popolazione anziana, produce il danno osseo proprio attraverso una attivazione della funzione paratiroidea, che a sua volta produce livelli elevati di paratormone che vanno ad aumentare il riassorbimento osseo, provocando nel tempo la condizione di osteoporosi.

    Questo si verifica nel quadro del paratiroidismo secondario. 

    Ci sono poi situazioni in cui le paratiroidi si attivano per la presenza di un adenoma, quindi di un tumore benigno, della paratiroide. Anche in questo caso, l’aumentata secrezione di paratormone va ad aumentare il riassorbimento osseo e a produrre osteoporosi. Attenzione, però, che nell’iperparatiroidismo primario non si ha più una normocalcemia, ma ci troviamo di fronte generalmente ad aumentati livelli di calcio sierico.

    Credit:  Massimo Procopio, Dirigente Medico, SCDU Endocrinologia, Diabetologia e Malattie Metaboliche, Università degli Studi di Torino











    LE PIU' DI NICCHIA

    La paura del nucleare: per proteggersi dalle radiazioni bisogna ingerire dello iodio 

    A seguito del conflitto in Ucraina, è stato accertato un aumento della richiesta di “pillole allo iodio” da parte dei singoli cittadini in vari paesi Europei, per contrastare gli effetti negativi dell’eventuale esposizione alle radiazioni (incidenti nelle centrali nucleari, uso di armi nucleari) sulla salute. Nel caso si verificasse uno di tali eventi, potrebbe in effetti essere rilasciata una importante quantità di iodio radioattivo. In tal caso, per proteggere la popolazione, verrebbe attuato un intervento di “iodoprofisassi”, cioè verrebbero distribuite pastiglie di iodio, perché lo iodio non radioattivo viene assorbito preferenzialmente dalla tiroide e quindi impedisce che quello radioattivo venga assimilato ed accumulato a livello tiroideo, portando della radioattività nell’organismo col rischio di generare dei tumori. Ma questa terapia serve solo alle persone che vivono nelle immediate vicinanze del luogo dove avviene la fuoriuscita dello iodio radioattivo e se eseguita entro breve tempo (24 ore) dall’evento scatenante. E’ pertanto assolutamente sconsigliato l’uso “fai da te” dei preparati contenenti elevate quantità di iodio, che potrebbero invece determinare gravi conseguenze sulla salute. In caso di una reale emergenza nucleare, al momento inesistente nel nostro Paese, sarà la Protezione Civile a dare precise indicazioni su tempi e modalità di attuazione un eventuale intervento di iodoprofilassi farmacologica a base di iodio per l’intera popolazione.  


    Credit:  Emanuela Arvat - Professoressa di Endocrinologia, Università degli Studi di Torino









    L’iperfunzione paratiroidea è curata nella maggior parte dei casi con terapia medica anche perché l’intervento chirurgico può indurre un aumento di peso.   

    Molti pazienti credono che la condizione di iperparatiroidismo primario possa essere risolta con un intervento medico e che esso sia pericoloso o possa portare a un aumento di peso.

    Questo è falso. La cura dell’iperparatiroidismo primario è di tipo chirurgico e generalmente basta asportare la ghiandola paratiroidea malata per risolvere tutti i problemi.

    Non ci sono importanti effetti collaterali. I pazienti affetti da iperparatiroidismo primario, quindi, possono prendere in considerazione l’intervento se sono sintomatici e se hanno danni d’organo come calcolosi o insufficienza renale.

    La soluzione chirurgica è la terapia di scelta anche per pazienti anziani che non abbiamo delle comorbilità che controindichino l’intervento.

    Credit:  Massimo Procopio, Dirigente Medico, SCDU Endocrinologia, Diabetologia e Malattie Metaboliche, Università degli Studi di Torino


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